Andrea (in lingua greca: Ανδρέας, virile, valoroso; denominato secondo la tradizione ortodossa Protocletos o il Primo chiamato; Betsaida, 6 a.C. – Patrasso, 30 novembre 60 d.c.) fu un apostolo di Gesù Cristo, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa.
Il Vangelo secondo Giovanni riporta che Andrea era stato in precedenza discepolo di Giovanni il Battista, che gli indicò Gesù come «agnello di Dio» (Gv 1:35-40). Andrea fu il primo a riconoscere in Gesù il Messia e lo fece conoscere al fratello Simone, pescatore come lui, detto Pietro (San), da cui il Protocletos. Fu crocifisso a Patrasso, in Grecia, su una croce decussata, a forma di X, denominata poi Croce di S.Andrea, per sua scelta per non eguagliare il suo Maestro nel Martirio. Le sue reliquie sono sparse nel mondo, in Italia ad Amalfi e Gesualdo (Av), a Patrasso, in Scozia ad Edimburgo, a Varsavia in Polonia e a Costantinopoli. Il Santo sarà poi dichiarato patrono della Scozia alla metà del decimo secolo.
Il nome di questa croce nei testi antichi è decussata, sia perché somiglia ad una croce greca invertita, sia dalla sua rassomiglianza con il decussis X, segno per il numero 10 in latino.
Il X simbolizza la luce, la luminosità, l’illuminazione, l’irradiamento (dalla sua grafica); Inoltre può vedersi come la giunzione di un V (discesa celeste) e di una Λ (elevazione terrestre), da cui forse la sua presenza discreta in alcune chiese o sulle loro pareti. Ancora come congiunzione, “Coniunctio”, l’unione ierogamica tra Re e Regina e quindi la sua “Moltiplicazione”.
“La croce di sant’Andrea è il grande simbolo della luce manifestata, che si indica dalla lettera greca x (khi), iniziale di parole greche come Cono, Crusos e Cronos, ossia il crogiolo, l’oro ed il tempo, triplice incognita della Grande Opera. Questa croce, che ha la forma del nostro X , è il geroglifico, ridotto alla sua semplice espressione, delle radiazioni luminose e divergenti emanate da un focolare unico. Appare dunque come il grafico della scintilla. Queste linee intersecate danno quindi lo schema dell’ondeggiamento delle stelle, della dispersione radiante di tutto ciò che splende, illumina irradia. Quindi ne fa il sigillo, il segno dell’illuminazione e, per estensione, della rivelazione spirituale. Il X greco rappresenta la scrittura della luce con la luce stessa, la traccia del suo passaggio, la manifestazione del suo movimento, la dichiarazione della sua realtà. È la sua vera firma. Fino al dodicesimo secolo, non ci si fungeva da altro segno per autenticare le vecchie carte; a partire dal cinquecento, la croce diventò la firma degli illetterati. A Roma, si firmavano i giorni fausti con una croce bianca ed i nefasti con una croce nera. È il numero completo dell’Opera, poiché l’unità, le due nature, i tre principi ed i quattro elementi danno la doppia quintessenza, i due V, legati nel numero romano X, del numero dieci. In alchimia, la croce greca e la croce di Sant’Andrea hanno alcuni significati che l’artista deve conoscere. Questi simboli grafici, riprodotti su un grande numero di manoscritti, e che sono, in alcuni stampati, oggetto di una nomenclatura speciale, rappresentano, per i Greci ed i loro successori del medioevo, il crogiolo di fusione, che i vasai segnavano sempre con una piccola croce (crucibulum), indice di buona fabbricazione e di solidità provata. Ma i Greci usavano anche un segno simile per designare matras (matraccio) di terra. Sappiamo che si usava questo vaso alla cottura e pensiamo che, riguardo alla sua materia stessa, l’impiego ne doveva essere un pò diverso da quello del crogiolo”. (Fulcanelli. Le Dimore Filosofali, vol.1)
“Il X traduce anche il sale ammoniacale dei saggi, o sale di Ammon, cioè dell’ariete, che si scriveva precedentemente con più verità armoniac, perché realizza l’armonia, l’accordo dell’acqua e del fuoco, che è il mediatore per eccellenza tra il cielo e la terra, lo spirito ed il corpo, il volatile e il fisso. È ancora il segno, senza altra qualificazione, il sigillo che rivela all’uomo, con alcuni lineamenti superficiali, le virtù intrinseche della prima sostanza filosofale. Infine, X è il geroglifico greco del vetro, materia pura tra tutte, ci garantiscono i Maestri dell’arte, e quella che si avvicina più alla perfezione. Il segno della croce, monogramma di Cristo di cui X di San’Andrea e la chiave di San Pietro sono due controparti di valore uguale esoterico, è questo segno capace di garantire la vittoria con l’identificazione certa dell’unica sostanza esclusivamente destinata alla fatica filosofale”. (Fulcanelli. Le Dimore Filosofali, Vol. I).
I baffi del Gatto, il modo in cui sbocciano i fiori, le radici degli alberi, le superfici interne delle conchiglie, il chiasma ottico, etc. tutte espressioni dello stesso significato naturale. L’incognita matematica e la stessa moltiplicazione. La Croce di Sant’Andrea è nel simbolsimo, l’equivalente del cardellino, rappresenta la vita, il sangue, l’immortalità.
Il simbolo, adottato dai Templari che rappresentano un cavaliere allungato tirando la spada dal fodero con la mano destra, quest’ultimo mantenuto dalla mano sinistra ed avendo le due gambe incrociate in X, rievoca la croce di Sant’Andrea. Rappresenta anche il ventinovesimo grado del rito massonico, cavaliere dell’ordine del cardo, grande scozzese del San Andrew della Scozia. La stessa bandiera della Scozia, di cui il Santo è patrono, è rappresentata con la croce a X su sfondo blu. (C.F.)
Immagini: Martirio di S. Andrea di Bartolomé Esteban Murillo. Museo del Prado, Madrid; Statua di sant’Andrea nella basilica di San Pietro; Sant’Andrea nel duomo di Amalfi; Crocifissione di S. Andrea di Luca Giordano (1655); raffigurazione di S. Andrea di Pompeo Batoni (1708-1787); S. Andrea di Carlo Dolci (1631).