“Lucy”ed il VI Emblema dell’Atalanta fugiens….la materia, il tempo e la Conoscenza

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“Per gli esseri primitivi come noi la vita sembra avere un solo unico scopo: guadagnare tempo. E sopravvivere nel tempo sembra anche essere l’unico vero scopo di ciascuna delle cellule dei nostri corpi. Per raggiungere tale obiettivo la massa di cellule che compone lombrichi e esseri umani ha solo due soluzioni: essere immortale o riprodursi. Se l’habitat non è sufficientemente favorevole o nutritivo la cellula sceglierà l’immortalità. In altre parole l’autosufficienza e l’autogestione. Al contrario se l’habitat è abbastanza favorevole allora sceglierà di riprodursi. In questa maniera quando muore trasmetterà informazioni essenziali e conoscenza alla cellula successiva che le trasmetterà a quella successiva e così via. Quindi il sapere e l’apprendimento vengono trasmessi nel tempo” (prof. Norman in Lucy)

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“La semina è la propagazione del mondo, per la quale ciò che non può durare nell’individuo ha potere di durare nella specie” (Discorso sul VI Emblema dell’Atalanta Fugiens di M. Maier)

Il film di Luc Besson, con Scarlett Johansson e Morgan Freeman, ha diversi spunti interessanti di riflessione, che sicuramente l’autore ha saputo “prendere” dalla conoscenza scientifica (di cui sembra si sia avvalso) ed esoterica. Al di là delle considerazioni sul reale uso (espresso in percentuale) del cervello da parte degli umani (contestabile o meno in merito alle attuali conoscenze scientifiche), vi sono altre affermazioni interessanti che trovano riflesso in alcuni concetti alchemici, da attirare l’attenzione.

Innanzitutto lo sviluppo della vita in funzione della conoscenza e viceversa. Sembra che i diversi milioni di anni dell’evoluzione della materia riflettano un percorso altrettanto parallelo della conoscenza (in senso lato non solo umano), come se la Materia fosse spinta dal processo conoscitivo (fuoco segreto?) e di come lo stesso cambi la Materia stessa. Questo sembra essere una costante trasversale al Tempo stesso, in ogni epoca o stadio della Materia (anche quello minerale, vedi l’oro) il processo è sempre direzionato dalla conoscenza. Inoltre per questo scopo è necessaria l’immortalità della Materia, per contrastare la dimensione temporale che si oppone al processo conoscitivo, per ovviare quindi alla Morte e il Caos (la perdita della conoscenza acquisita). Come misura della capacità di trasmettere la conoscenza allora ecco la riproduzione e l’eredità genetica (almeno per il mondo organico) quando le condizioni ambientali lo permettono, in alternativa all’immortalità stessa (come nel mondo minerale?). Questa è una intuizione geniale se pensiamo alla sopravvivenza della specie e di quanto la stessa è determinata da quella trama archetipica che troviamo riflessa nei simboli e miti di ogni tempo, riflesso “ontologico” della conoscenza acquisita dalla Materia, o ancora nel cosiddetto istinto di conservazione della specie stessa.

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Nel corso del film la protagonista aumentando la capacità percentuale di far lavorare il suo cervello (attraverso una droga sintetica che riproduce il CPH4, un enzima prodotto dalle madri in gravidanza per mettere in moto lo sviluppo del feto) prende possesso della capacità di modificare la Materia e quindi lo Spazio ed il Tempo (a tal punto d’incontrare il primo ominide australopiteco “omonimo” nella preistoria e fino a raggiungere il Big Bang), quindi alla fine riesce ad identificarsi con il Principio Primo, che sostiene il tutto (“Sono d’ovunque”), non prima di assumere sembianze di un Arbor Vitae, con le sue ramificazioni “oscure”, espressione figurativa del Processo di Vita della Materia Stessa, ben rappresentato nella tradizione alchemico-sapienziale dall’Albero della Vita e del Bene e del Male, quindi della Conoscenza.

Lucy (2014)

Lucy (2014)

In questo dialogo tra la protagonista ed il prof. Norman, si evidenzia il significato del Tempo e della Materia stessa:

“Gli uomini si considerano unici. Quindi hanno basato l’intera teoria dell’esistenza sula loro unicità. Uno è la loro unità di misura. Ma non è così. I sistemi sociali che abbiamo costituito sono un’abbozzo. 1+1=2. Questo abbiamo imparato. Ma 1 + 1 non ha mai fatto 2. Non esistono in realtà né numeri né lettere. Abbiamo codificato la nostra esistenza per ridurla a dimensione umana, per renderla comprensibile. Abbiamo creato una scala di misura così da dimenticare la sua natura insondabile” (Lucy a Norman)

“Samuel Norman: Ma se l’uomo non è l’unità di misura e il mondo non è governato dalle leggi della matematica, che cosa governa tutto?
Lucy: Filmi un’auto che sfreccia su una strada, velocizzi l’immagine all’infinito e l’auto scompare. Quindi che prova abbiamo della sua esistenza? Il tempo da legittimità alla sua esistenza”

“Il tempo è la sola vera unità di misura. È la prova dell’esistenza della materia. Senza tempo noi non esistiamo” ( Lucy)

Quindi il Tempo è la Materia e viceversa?

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Un  processo direzionale che è praticamente l’inverso di quello che la conoscenza Alchemica di laboratorio si prefigge, questo giungere alla Fonte di Vita, l’Uno attraverso un percorso retrogrado, partendo dal Metallo. Sappiamo che l’Oro è il Metallo più puro in quanto resiste al Tempo, forse proprio perché ne è all’origine o quantomeno lo rappresenta degnamente, ma l’Uomo che arriva all’Uno, attraverso il processo anterogrado, quindi con l’ampliamento della conoscenza, raggiunge lo stesso punto, all’origine del Tempo (e della Materia). Questo viene ben rappresentato da Schwaller De Lubicz quando parla della fusione dell’Io con il Neter o da Jung nel processo d’individuazione del Sè.

“La semina esiste nell’uomo, negli animali e nelle piante, in questi sotto forma ermafrodita, in quelli come due sessi distinti. Ma nei metalli capita ben altrimenti. In loro dallo scorrimento del punto si genera la linea, da questa la superficie, e dalla superficie il corpo. E il punto è stato generato dagli astri prima della linea, della superficie e del corpo, perché è il loro vero principio” (Discorso sul VI emblema dell’Atalanta fugiens di M.Maier)

“Se pensa all’essenza della vita, voglio dire, dall’inizio dei primordi allo sviluppo della prima cellula che si è divisa in due cellule, l’unico scopo della vita è stato tramandare quello che è stato appreso. Non c’è mai stato scopo più elevato” (prof. Norman a Lucy)

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(Immagini: Locandine e scene del film; Atalanta ed Ippomene di Guido Reni, Napoli, 1620-1625; Atalanta ed Ippomene di Nicolas Colombel, Liechtenstein, 1680-1682. L’Atalanta, figura del Mito caratterizzata dalla sua abilità nella caccia (come Diana) e soprattutto nella corsa, sfida chiunque la sopravanza in velocità…premio il suo darsi in sposa. Soltanto Ippomene riesce ad agguantarla ma soltanto utililizzando lo stratagemma delle tre mele d’oro del Giardino delle Esperidi, donategli da Venere stessa. La leggiadra fanciulla, più veloce del vento, si fermerà tre volte per raccoglierle e permetterà al suo futuro amato di raggiungerla. Sono le mele dell’albero della conoscenza che fermano il Tempo/Materia e agguantano il fuoco segreto della Natura, non prima di essere sostenute dall’amore?)